L’attività fisica: un trattamento fondamentale per i disturbi mentali
5 Aprile 2023
La più grande meta-analisi finora condotta conferma che l’attività fisica riduce efficacemente la depressione, l’ansia e il disagio psicologico.
Nella più completa revisione (2023) degli studi condotti finora a livello mondiale (1.097 studi, oltre 128.000 partecipanti), i ricercatori della University of South Australia hanno scoperto che l’esercizio fisico dovrebbe essere il trattamento principale per la depressione, l’ansia e il disagio psicologico. Ogni tipo di esercizio, dalla camminata all’allenamento di resistenza allo yoga, si è rivelato benefico. I benefici sono stati riscontrati in tutti i pazienti, con un impatto maggiore sulle persone affette da disturbo depressivo grave e su quelle che svolgevano attività fisica assistita.
I risultati suggeriscono che gli interventi di attività fisica (PA) sono efficaci nel migliorare i sintomi di depressione e ansia. I miglioramenti sono stati riscontrati in tutte le tipologie di pazienti, anche se l’entità del beneficio variava a seconda di questi ultimi. I maggiori benefici sono stati riscontrati nelle persone affette da depressione, nelle donne in gravidanza e nel periodo post-partum, nei soggetti apparentemente sani e in quelli affetti da HIV o malattie renali.
Gli effetti più significativi osservati nei pazienti indicano che questi soggetti sono affetti da sintomi di depressione e ansia superiori alla media e hanno bassi livelli di PA e, pertanto, hanno maggiori possibilità di miglioramento rispetto ai soggetti non clinici.
Nonostante l’evidenza dei benefici della PA, tale pratica non è stata ampiamente adottata a livello terapeutico. La resistenza dei pazienti, la difficoltà di prescrivere e monitorare la PA in ambito clinico, nonché l’enorme volume di studi, hanno probabilmente impedito una più ampia diffusione della pratica.
Tutte le modalità di PA sono efficaci, ma quelle a intensità moderata-alta sono più efficaci di quelle a bassa intensità. I benefici maggiori si ottengono grazie a interventi più brevi, il che ha implicazioni sui costi di fornitura dei servizi sanitari, e suggerisce che i benefici possono essere ottenuti con interventi a breve termine e che non sono necessariamente necessari interventi intensivi a lungo termine per ottenere un beneficio terapeutico.